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Mancano lavoratori nei campi Serve norma per voucher e stranieri

Sono 200mila in meno i braccianti esteri arrivati in Italia quest’anno per via della chiusura delle frontiere. L’agricoltura soffre e necessita di soluzioni immediate.

di Federico Biffignandi
 
21 aprile 2020 | 17:40

Mancano lavoratori nei campi Serve norma per voucher e stranieri

Sono 200mila in meno i braccianti esteri arrivati in Italia quest’anno per via della chiusura delle frontiere. L’agricoltura soffre e necessita di soluzioni immediate.

di Federico Biffignandi
21 aprile 2020 | 17:40
 

La complicata situazione in cui versa l’agricoltura prosegue e si delinea in maniera sempre più nitida grazie ad alcuni dati raccolti da Coldiretti, come quello che parla di mezzo milione di giornate perse nei campi per via della chiusura delle frontiere (misura restrittiva per contenere il virus) che impedisce a lavoratori stranieri di venire in Italia.

Mancano braccianti nei campi servono soluzioni - Mancano lavoratori nei campi Serve norma per voucher e stranieri

Mancano braccianti nei campi servono soluzioni

Un problema serio e reale che al momento non sta trovando soluzioni, che forse ci sarebbero e non sembrerebbero nemmeno irrealizzabili, ma che per qualche motivo (spesso politico) sono ferme al palo. A monte però ci sta una problematica ancor più urgente: il raccolto che marcisce e gli scaffali della distribuzione che si svuotano anche per via di una domanda che in quarantena è sempre più alta.
 
«Una ricchezza del Paese che - precisa la Coldiretti - non puo’ andare perduta in un momento in cui le scorte alimentari rappresentano una risorsa strategica del Paese per le difficoltà nel commercio internazionale e le misure protezionistiche adottate da molti Paesi».

Il numero dei lavoratori stranieri venuto meno è pari ad almeno duecentomila, come quelli che arrivavano temporaneamente in Italia per la stagione di raccolta per poi tornare nel proprio Paese. Cosa fare allora? In primis si potrebbe iniziare a lavorare su questo aspetto, non semplice in un momento di avvio alla Fase 2, ma per il quale urge metterci la testa e prendere delle decisioni. C'è anche la questione extracomunitari, che Bellanova chiede di regolarizzare per destinarli al lavoro e per controllarli anche in chiave coronavirus.

E poi c’è l’ormai lunga questione voucher che il Governo continua a respingere, ma che le associazioni di categoria e alcuni esponenti di opposizioni insistono nello spingere. Anche per Coldiretti sembra necessaria subito una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa consentire da parte di cassaintegrati, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università attività economiche ed aziende sono chiuse e molti lavoratori in cassa integrazione potrebbero trovare una occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta nelle campagne. Sarebbe anche uno strumento che consentirebbe di ridurre il numero di disoccupati e quindi alleggerire anche il “monte stipendi” dei redditi di cittadinanza. Se non per una questione economica, sarebbe utile pensarci per una questione etica, per restituire dignità a cittadini italiani che, magari, vorrebbero tornare a produrre oltre che a ricevere lo "stipendio" per sopravvivere.

Per combattere le difficoltà occupazionali, garantire le forniture alimentari e stabilizzare i prezzi con lo svolgimento regolare delle campagne di raccolta in agricoltura la Coldiretti ha varato la banca dati “Jobincountry” autorizzata dal ministero del Lavoro” precisa Prandini nel sottolineare che si tratta di piattaforma di intermediazione della manodopera autorizzata che offre a imprese e lavoratori un luogo di incontro, prima virtuale on line e poi sul campo. In pochi giorni sono giunte migliaia di richieste di cittadini italiani in difficoltà e tra questi per le difficoltà dell’industria, del turismo e di altri settori del commercio molti beneficiano di un ammortizzatore sociale che perderebbero se fossero assunti nei campi. E per questo che servono in voucher limitatamente a certe categorie e solo strettamente per il periodo di emergenza del coronavirus al termine del quale è auspicabile la ripresa del mercato del lavoro.

E la situazione non può che peggiorare, con il calendario delle raccolte che si intensifica con l’avanzare della primavera. Dopo fragole, asparagi, carciofi, ortaggi in serra (come meloni, pomodori, peperoni e melanzane in Sicilia) con l’aprirsi della stagione i prodotti di serra lasceranno il posto a quelli all’aperto, partendo dal sud per arrivare al nord. Le raccolte di frutta delle prossime settimane stanno partendo con la raccolta delle ciliegie in Puglia, a seguire partirà la raccolta delle albicocche, poi prugne e pesche, sempre iniziando dal meridione, per poi risalire lo stivale ed arrivare, con la scalarità delle diverse varietà fino a settembre. A maggio inizia la raccolta dell’uva da tavola in Sicilia, a giugno le prime pere, ad agosto le prime mele e l’inizio della vendemmia mentre a ottobre- conclude la Coldiretti – inizia la raccolta delle olive e a novembre quella del kiwi.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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