Il report evidenzia che «da un decennio almeno il sistema informativo ha iniziato a mostrare difficoltà a sostenere i propri costi. Ne hanno fatto le spese, per primi, i mezzi tradizionalmente di sola informazione, quali quotidiani e periodici. La riduzione dei ricavi sottostante all'affermazione di un modello informativo online e gratuito ha così indotto gli editori a tagliare costi e investimenti nel prodotto informativo, innescando una spirale che si è riflessa sulla
qualità dell'informazione e quindi sulla reputazione del mondo dei media».
Meno risorse fa rima con minore qualità e quindi il prosperare di false notizie. A questo bisogna aggiungere che l’affermazione delle
piattaforme online, come si spiega nel dossier, «ha portato a dinamiche proprie della rete sostanziandosi in un processo di disaggregazione e disintermediazione dell'offerta informativa tradizionale e di successiva riaggregazione e reintermediazione da parte delle piattaforme stesse (social network e motori di ricerca)». Inoltre, in un contesto caratterizzato dallo spacchettamento del prodotto informativo e da una fruizione frammentata dei contenuti (articoli, commenti, video, post), «le piattaforme digitali fungono da intermediari per l'accesso all'informazione online da parte dell'individuo, accesso che molto spesso è frutto anche dell'incidentalità e casualità della scoperta delle notizie da parte dello stesso cittadino, che peraltro rischia di non avere piena consapevolezza circa la natura e la provenienza dell'informazione».
La quasi totalità della popolazione italiana accede ai mezzi di comunicazione anche al fine di informarsi e oltre l'80% dei cittadini accede all'informazione regolarmente, ossia tutti i giorni. Rimane, quindi, una nicchia di Italiani (circa il 5%) che non si informa affatto, o almeno non attraverso i mezzi di comunicazione di massa. In Italia, dunque, circa il 95% della popolazione si informa attivamente su almeno un mezzo di comunicazione tra tv, radio, quotidiani (cartacei e digitali) e internet; in altre parole, la quasi totalità degli italiani ricerca, o anche soltanto accede a, notizie su ciò che succede in Italia, nella realtà locale in cui vive (regione, provincia o comune), oppure notizie che travalicano i confini nazionali. Analizzando la frequenza con cui gli Italiani si informano su almeno un mezzo, si rileva che una grossa porzione della popolazione, poco più dell'80%, è alla continua ricerca di contenuti informativi, tanto da dichiarare di cercarli in maniera costante, vale a dire quotidiana. Sussiste ancora una relazione di fiducia tra cittadini e fonti di informazione.
L’informazione degli italiani è tuttavia regolamentata da algoritmi ossia social network e motori di ricerca, consultati dal 54,5% della popolazione, mentre si registra una minore fruizione delle fonti editoriali, come siti web e applicazioni di editori tradizionali e nativi digitali. Il 19,4% della popolazione indica una fonte algoritmica come la più importante all'interno della propria 'dieta' informativa, soprattutto motori di ricerca e social network, che rappresentano rispettivamente la terza e la quarta fonte informativa più volte reputata come la più importante per informarsi. Tra le fonti algoritmiche, tuttavia, si riscontra una minore affidabilità percepita, in particolare per i social network, ritenuti affidabili o molto affidabili da meno del 24% di chi li consulta per reperirvi informazioni. Facebook rappresenta il principale social network in Italia anche per informarsi, utilizzato a questo scopo dal 30% dei cittadini, mentre Instagram (utilizzato a fini informativi dal 6% degli utenti italiani) è stata recentemente scoperta anche da personaggi politici e giornalisti, tanto da superare Twitter nella dieta informativa online degli italiani.
Nonostante soltanto il 5,8% degli utenti acceda a Twitter a fini informativi, la piattaforma di microblogging rimane ancora un riferimento saldo per politici, giornalisti e influencer di vario genere. Le piattaforme e i portali di aggregazione di notizie, come Google News, rappresentano ormai importanti fonti di informazione per gli utenti italiani, visto che il 16,4% dei cittadini dichiara di utilizzarli a tale scopo. Segnalata, infine, la "sempre maggior presenza" di video caricati su YouTube a cui si accompagna una grande attenzione da parte dei principali fornitori di notizie alla nascita di canali informativi dedicati in cui possano caricare direttamente i loro contenuti video. Anche i cittadini utilizzano sempre più il formato video, e YouTube risulta una delle piattaforme web più utilizzate, con l'11,2% degli utenti che la consulta a fini informativi.
La televisione si conferma ancora il mezzo con la maggiore valenza informativa, sia per frequenza di accesso anche a scopo informativo, sia per importanza e attendibilità percepite, ma la forza informativa di internet è in ascesa. I quotidiani, benché consultati per informarsi tutti i giorni da meno del 20% di individui, guadagnano terreno se si considera una frequenza di lettura meno ravvicinata nel tempo, raggiungendo ancora livelli di accesso non eccessivamente distanti da quelli di Internet e della radio.
Infine, i minori. Ci sono quelli che non si informano o, se lo fanno, utilizzano un solo mezzo, ma anche gruppi di giovanissimi che fanno un consistente ricorso a una pluralità di fonti informative. Internet svolge un ruolo di primo piano nella dieta mediatica dei soggetti minorenni. Circa un quarto dei minori o non si informa, o lo fa utilizzando un solo mezzo di informazione, che molto spesso è proprio il web. I minori, peraltro, si rivelano grandi consumatori di social network a scopi informativi: infatti, più della metà di coloro che si informano su Internet li utilizza a tale scopo (55,8%).