Ancora crisi per bar e ristoranti 29mila attività chiuse nel 2015
Flussi di aperture e chiusure per servizi bar e ristorazione dal 2011 al 2015
Anno |
Aperture |
Chiusure |
Saldo |
2015 |
36.757 |
65.824 |
-29.067 |
2014 |
42.092 |
76.536 |
-34.444 |
2013 |
45.047 |
70.246 |
-25.199 |
2012 |
41.571 |
68.685 |
-27.114 |
2011 |
42.087 |
64.906 |
-22.819 |
TOTALE 2011-2015 |
207.554 |
346.197 |
-138.643 |
Il 2015 è il quinto anno consecutivo di contrazione per il commercio in sede fissa, la ristorazione ed il servizio bar. In totale, dal 2011 ad oggi, questi tre settori hanno registrato circa 207mila aperture e 346mila chiusure, per un saldo negativo di poco meno di 140mila imprese. In media, negli ultimi 5 anni, ogni giorno hanno aperto 114 imprese e 190 hanno chiuso, per un saldo giornaliero negativo di 76 attività.
I cinque anni di desertificazione hanno interessato tutto il territorio nazionale, anche se con intensità diverse a seconda delle zone. Tra le regioni, è la Sicilia ad aver messo a segno il saldo peggiore tra aperture e chiusure di negozi e locali (-16.355 imprese). Seguono, nella classifica delle emorragie di imprese più significative, la Lombardia (-14.327) e la Campania (-13.922). Tra le città capoluogo di provincia, invece, il primato di chiusure va a Roma: l’Urbe sta soffrendo una crisi commerciale ancora più intensa di quella registrata dal resto del Paese: in cinque anni la città ha subito un saldo negativo di quasi 7.500 tra negozi, bar, caffè e servizi di ristorazione. Seguono il comune di Torino, che perde oltre 3mila imprese, e quello di Napoli (-2.327 imprese). Complessivamente, considerando tutti i capoluoghi di provincia, l’unico comune che ha registrato un saldo positivo è Padova, dove negli ultimi cinque anni il numero di bar, negozi e ristoranti è cresciuto, anche se solo di 42 unità.
«Attività commerciali e pubblici esercizi non sono ancora usciti da uno stato di difficoltà - commenta il presidente di Confesercenti Massimo Vivoli - che ormai dura da cinque anni. La ripartenza dei consumi, che pure c’è stata, è ancora troppo recente e modesta per portare ad una rapida inversione di tendenza, anche se finalmente nel 2015 tornano a calare le chiusure di imprese. Preoccupa, però, la frenata di nuove aperture, bloccate dalla stretta del credito e dalla riduzione dei margini di impresa, erosi dalla crisi e da una fiscalità cresciuta quasi costantemente negli ultimi cinque anni».
«Per mettere il settore in condizioni di ripartire davvero - conclude Massimo Vivoli - bisogna ridurre il peso che grava su negozi, locali e botteghe. Ma servono anche soluzioni nuove per un contrasto mirato alla desertificazione di attività urbane: la nostra proposta è introdurre affitti a canone concordato e cedolare secca per le imprese che aprono in uno degli oltre 600mila locali ormai sfitti per “mancanza” di attività in tutta Italia. Un intervento che ci aiuterebbe a difendere la vivacità dei nostri centri storici e a favorire il ripopolamento di negozi e botteghe. Pmi che vivono dell’economia dei propri territori secondo le proprie specificità, e che costituiscono un valore aggiunto per turisti e consumatori, proprio in ragione delle rispettive diversità».
Saldo tra aperture e chiusure di imprese di servizio bar e ristorazione per regione
Regione |
saldo aperture/chiusure 2011-2015 |
Sicilia |
-16.432 |
Lombardia |
-14.347 |
Campania |
-13.922 |
Lazio |
-13.713 |
Piemonte |
-11.652 |
Toscana |
-9.903 |
Emilia-Romagna |
-9.869 |
Puglia |
-9.765 |
Veneto |
-8.711 |
Liguria |
-5.020 |
Sardegna |
-4.227 |
Abruzzo |
-3.977 |
Marche |
-3.940 |
Calabria |
-3.683 |
Friuli Venezia Giulia |
-2.794 |
Umbria |
-2.149 |
Trentino – Alto Adige/Sudtirol |
-1.850 |
Basilicata |
-1.575 |
Molise |
-943 |
Valle d’Aosta/Vallèe d’Aoste |
-171 |
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Alberto Lupini
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