Gli Stati Uniti non attraggono più come prima e il turismo americano rischia di entrare in crisi. Forse alla Casa Bianca se ne stanno accorgendo solo adesso: guidare un Paese significa anche guidarne la percezione all’estero. E prima ancora che dalle vendite di iPhone o Harley Davidson, il calo dell’attrattività degli Usa si misura dai numeri in picchiata di ristoranti, musei e hotel. Non siamo ancora all’allarme rosso, ma le grandi catene alberghiere americane hanno già rivisto al ribasso le previsioni per il 2025.
Turisti europei in fuga: -17% a marzo
Secondo Worldyfinance, a marzo 2025 i turisti europei negli Stati Uniti sono diminuiti del 17%. Fortune prevede una flessione annua dell’11% nella spesa turistica mondiale diretta verso gli Usa. A pesare sono i dazi, le tensioni con l’Unione Europea, l’incertezza sullo scenario russo-ucraino, e le rigidità ai controlli di frontiera: persino la Germania ha lanciato un’allerta per i propri viaggiatori.
Anche gli americani restano a casa
A peggiorare la situazione c’è la frenata del turismo interno. Secondo un report di Bank of America, nei primi mesi del 2025 la spesa per voli è scesa del 6%, quella per hotel e servizi turistici del 2,5%. L’autarchia evocata da Washington sembra non funzionare, e il turismo paga pegno.

I turisti europei negli Stati Uniti sono diminuiti del 17%
Il pericolo di ritorsioni sul turismo europeo
Un’ulteriore conseguenza potrebbe essere una diminuzione del flusso di turisti americani verso l’Europa. E questo non per motivi politici soltanto, ma anche per il caro-prezzi. Secondo L'Agenzia di Viaggi Magazine, il 32% degli americani potrebbe rinunciare alle vacanze per colpa dei costi, con tariffe già aumentate dell’8% rispetto all’estate scorsa.
Catene alberghiere in allerta: tagli alle previsioni
Marriott, Hilton, Hyatt e Wyndham hanno abbassato le stime per il 2025, prevedendo cali dal 2 al 4%. Il cuore del loro business è negli Usa: Marriott, ad esempio, gestisce oltre 6.000 strutture solo negli Stati Uniti. Se la domanda interna rallenta, l’effetto domino è inevitabile anche sul turismo in uscita.
Italia a rischio: il turismo vale il 13% del Pil
Il problema riguarda da vicino l’Italia, dove il turismo rappresenta oltre il 13% del Pil. Gli americani sono una clientela chiave, specialmente nelle città d’arte e nelle destinazioni di lusso. Perderli significherebbe molto, anche a livello simbolico: dire addio alla “dolce vita” per lasciare spazio a un’Italia sfocata.

il turismo rappresenta oltre il 13% del Pil
Numeri record nel 2024 grazie agli Usa
Nel 2024, secondo Istat, l’Italia ha registrato 458,4 milioni di presenze turistiche (+2,5%). Il boom è stato spinto dai turisti stranieri, +6,8% sul 2023. Gli americani hanno giocato un ruolo cruciale, anche grazie al dollaro forte, ai massimi da due anni.
Niente dazi sul vino: il no di Frescobaldi
Da qui la prudenza del Governo italiano sul tema dazi. Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione Italiana Vini, si è opposto alla proposta europea di inserire nuovi prodotti Usa nella lista delle controtariffe. «Così - ha dichiarato - si rischia un’escalation a perdere». L’export vinicolo italiano verso gli Usa vale 2 miliardi di euro l’anno, mentre quello americano da noi è fermo a 318 milioni.

Serve dialogo, non scontro
La stessa logica vale anche per il turismo. Non bisogna demonizzare gli Stati Uniti. Evitare il braccio di ferro commerciale può preservare uno scambio fondamentale. Anche per mostrare agli americani che Italia ed Europa non sono affatto come vengono descritte dai loro leader più controversi.