L'Anag lancia un 'referendum” rivolgendosi a tutti quei produttori e imbottigliatori che ritengono si debba intervenire con urgenza a livello legislativo per far si che vengano nettamente distinti i 'distillatori” dagli 'imbottigliatori”. Sono di fatto centinaia i produttori di vino che, onde affiancare ai propri prodotti anche una grappa, appongono in etichetta il loro nome o quello della ditta senza specificare quale distilleria ha distillato le vinacce di loro produzione. Sono decine anche le distillerie che distillano per conto terzi e spesso omettono di indicare in etichetta il loro nome. In questo modo chi acquista una bottiglia di grappa non sa da chi è stata distillata.
Oggi, in poche parole, l'etichetta è un arcano, poiché molte volte esiste solo l'indicazione grappa o distillato e nulla più; ma non è poco? Non sarebbe necessario, pensano in molti, che in etichetta sia obbligatoria l'indicazione innanzitutto della distilleria e del tipo di alambicco usato, oltre all'anno di produzione e, perché no, al numero del lotto delle vinacce (quanto mai utile per la sua identificazione) o, ad esempio per le invecchiate, alla durata della permanenza in legno?
Queste sono le indicazioni (ma ce ne potrebbero essere delle altre che i distillatori possono indicare) che permetterebbero al cliente, anche non specializzato o diplomato assaggiatore Anag, di avere immediate informazioni circa l'acquisto che sta operando e saperne di più su ciò che degusta.
Nessuno vuole mal giudicare quelle splendide bottiglie di cristallo o dalle forme e dai colori accattivanti che troviamo in commercio; tutto è ammesso ed è giusto che venga lasciato alla fantasia e alla creatività del produttore. Ma per quale ragione voler negare a chi acquista o assaggia una grappa anche altre indicazioni e non solo attirarlo con la preziosità del contenitore? Non è importante anche il contenuto?
L'Anag invita i produttori a prendere posizione in merito, scrivendo a redazione@italiaatavola.net.