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Cinema, teatro, cucina: il bello e buono di Napoli allo "Ieri, oggi e domani"

Nella trattoria pizzeria “Ieri, Oggi, Domani” in zona Ferrovia a Napoli, il nuovo corso lo si attua con riferimenti al cibo negli scenari dell’arte declinata attraverso il cinema, la poesia, il teatro

 
26 luglio 2021 | 09:30

Cinema, teatro, cucina: il bello e buono di Napoli allo "Ieri, oggi e domani"

Nella trattoria pizzeria “Ieri, Oggi, Domani” in zona Ferrovia a Napoli, il nuovo corso lo si attua con riferimenti al cibo negli scenari dell’arte declinata attraverso il cinema, la poesia, il teatro

26 luglio 2021 | 09:30
 

I primi segnali di come la componente avveduta della ristorazione voglia riposizionare la sua offerta cominciano a vedersi e ne sortisce una lieta nota di ottimismo. L’offerta orienta la domanda verso un’esperienza a tavola che possa andare ben oltre l’alta qualità erogata dalla cucina e dalla sala. La qualità complessiva erogata ha da essere alta by default, ovvero dando essa come cosa scontata, ovvia.

Un grande classico Cinema, teatro, cucina: il bello e buono di Napoli allo

Un grande classico

 

Cucina, cinema e teatro

Nella briosa trattoria pizzeria “Ieri, Oggi, Domani” in zona Ferrovia a Napoli, il nuovo corso post pandemico lo si attua mediante riferimenti al cibo negli scenari dell’arte declinata attraverso il cinema, la poesia, il teatro. Una ghiotta carrellata dallo street food di Raffele Viviani fino al memorabile ragù di Eduardo. L’incontro fertilizzante ciò, manna per gli ospiti gourmet, è avvenuto tra l’attrice Antonella Morea, il giornalista Giuseppe Giorgio, esperto di enogastronomia e storia di Napoli, ed il patron Pasquale Casillo.

«Il momento del mangiare a Napoli - dichiara il giornalista Giuseppe Giorgio - sia stato esso ricco di illustri e golosi commensali, sia stato esso motivo di stenti, desiderio e sofferenza, ha da sempre avuto un ruolo fondamentale capace di andare ben al di là della semplice necessità fisiologica. Un esempio? Il napoletano non direbbe mai andiamo a mangiarci una pizza, bensì andiamo a farci una pizza, quasi per sottintendere una partecipazione spirituale all’atto che di lì a poco si sta per compiere».

 

Una cultura del buon mangiare

«Anche nelle produzioni teatrali di matrice classica partenopea - prosegue Giuseppe Giorgio - l’elemento della tavola e del convivio domestico, ricco o povero, rimane diffusamente utilizzato. Basta ricordare la celebre "Miseria e Nobiltà" di Scarpetta in cui Don Felice Sciosciammocca insieme con gli sfortunati familiari Pasquale, Concetta e Pupella, in preda alla più nera miseria, si avventano su di una tavolata giunta quasi per soprannaturale volere. E ancora, basta pensare alla celebre "Napoli Milionaria" di Eduardo con le sue tavolate e il cibo venduto al mercato nero, alla sua famosa "Natale in casa Cupiello", con il brodo vegetale ed il cenone della Vigilia con tanto di capitone, fino a giungere all'altra formidabile opera eduardiana: 'Sabato, domenica e lunedì', dove tra i protagonisti ad elevarsi, oltre la tavola, c’è una specialità chiamata ragù. Ancora, ne "Il Sindaco del Rione Sanità", Eduardo De Filippo non esita ad inserire il momento del convivio lasciando che il terribile finale della sua commedia si compia proprio durante una tavolata in casa del temuto Barracano. Pure Raffaele Viviani, indiscusso documentarista teatrale e poeta del cosiddetto street food, non venne meno alla regola. Non da meno il mondo della canzone e della poesia, tant’è che nei secoli sono stati molteplici i motivi e i testi di successo che hanno fatto riferimento alla tavola ed alle specialità gastronomiche partenopee».

Pizza fritta Cinema, teatro, cucina: il bello e buono di Napoli allo

Pizza fritta

 

Alcune idee di chef e pizzaioli

E il patron Pasquale Casillo, abilmente coadiuvato dallo chef Antonio Castellano e dal pizzaiolo Gianni Ostetrico, ha saputo trasporre tutto ciò in prelibate degustazioni a tavola. Dagli appunti attingendo: lo “spassatiempo” caro a Viviani, ovvero lo street food napoletano; a seguire, la famosa pizza fritta “oggi a otto”, riportata in auge da Sofia Loren nel film tratto dal lavoro di Giuseppe Marotta, “L' oro di Napoli”. Ancora, nei calici appropriati vini campani, a seguire, il celebre “ragù” tanto caro a Eduardo De Filippo e la sua “Pasta e piselli” del poemetto “Si cucine cumme vogli'i'...” fino a giungere al mitico “polpo all'insalata”, alla “zizza fritta” (mozzarella in tempura farcita e coperta di ragù) e al “cefalo arrustuto”, cantato da Aurelio Fierro nella sua famosa “Ma tu vulive' a pizza”. Dulcis in fundo, il babà.

In amena convivialità, che è l’esatto opposto della movida scellerata. Mangiando e bevendo bene, che è la “conditio sine qua non” del recarsi al ristorante, a ciò aggiungendo acquerelli culturali atti a far ben riemergere e riconsiderare, in uscita dal tunnel, quanto vero è che il cibo sedimenta la nostra millenaria cultura materiale.


 

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