Alla fine la montagna ha partorito il topolino. La
politica green e quella contro l’evasione fiscale passano dagli annunci roboanti ai ritocchi marginali delle attuali norme. Certo ci sono molte imprese, e relativi dipendenti, che tirano sospiri di sollievo (comprensibili), ma siamo sicuri che questo rinvio faccia bene all’Italia? Il Pet non sarà tassato e nemmeno le
bevande analcoliche ricche di quello zucchero denunciato da dietologi e pediatri come concausa di
obesità e diabete. E per chi evade restano ampi spazi per sfuggire a giuste sanzioni. Certo il decreto fiscale appena varato non poteva essere lo strumento magico con cui risanare problemi che si sono incancreniti negli anni, ma di fatto aggiunge solo nuovi articoli a leggi ingarbugliate e caotiche. E manca l’obiettivo minimale di quelle regole semplici in tema ambientale e di
un fisco equo che gli italiani aspettano da anni, Governo dopo Governo, di destra o di sinistra che siano.
Dal Governo giallo-rosso ci si aspettava politiche più decise
E magari in Parlamento ci saranno altre modifiche al ribasso. A onor del vero va detto che sulla produzione di plastica la
maggioranza giallo-rossa sembra intenzionata ad andare avanti, ma forse non è attraverso la tassazione (da cui è escluso il comparto del Pet, utilizzato per lo più per le bottiglie di acqua e bibite) che si possono avere i risultati migliori. Spingere sulla raccolta differenziata, sul riciclo di tutta la plastica monouso (magari dando incentivi ai consumatori che la raccolgono) e sulla sostituzione con materiali biodegradabili sarebbe certamente più efficace. Bisogna rendere concorrenziale fare altre scelte a livello di produttori e consumatori. Dobbiamo tenere conto dei vincoli delle risorse scarse e del bilancio pubblico, ma tassare senza creare alternative di mercato potrebbe portare solo a chiusure di aziende e disoccupazione, come lamentano le associazioni di categoria.
Se passiamo alla lotta all’evasione, va detto che l’unica cosa realmente nuova sembra il ventilato carcere e la confisca di beni (la norma forse più incisiva) per chi evade più di 100mila euro, importo decisamente superiore allo stipendio medio annuo di un italiano. Ma siamo sicuri che saranno molti i “furbi” o i delinquenti che si faranno trovare in queste situazioni? Magari per evitare le manette basteranno 2-3 aziende o più partite Iva collegate su cui spalmare le evasioni... E analogamente, se l’obiettivo è di tracciare il più possibile tutti i pagamenti e ridurre l’evasione di commercianti, artigiani o tassisti, perché non intervenire con decisione sul sistema bancario per imporre una riduzione dei costi di gestione delle carte di credito?
In molti Paesi europei le transazioni di moneta elettronica costano decisamente meno che da noi. Servono incentivi, non obblighi o sanzioni che difficilmente potranno essere applicate. È anche una questione di cultura e di interessi condivisi: se un consumatore può avere dei vantaggi fiscali nell’avere fatture o ricevute, il professionista o la piccola azienda non potranno non usare dei
Pos per incassare. E dove non lo facessero, il consumatore dovrebbe rifiutarsi di fare un acquisto. Questo varrebbe più di una multa per chi non usa il Pos. Proviamo tutti a non pagare i taxi o i ristoranti che non usano il Pos. In poco tempo ne avrebbero due per non rischiare di non incassare.