Sapere cosa ci sta dietro a quello che mangiamo è diventata sempre di più un’esigenza. Scoprirlo dal vivo è un’esperienza che può rispondere a tante domande quotidiane.
Bonduelle, azienda leader nel mercato delle verdure, ha dato l’opportunità di scoprire come, dove e quando nascono alcune delle insalate in busta e, appunto, come vengono trattate nel percorso che porta il prodotto dall’orto alla busta e, di conseguenza, al piatto. Il primo carattere distintivo che balza all’occhio è la filiera cortissima alla quale si affida l’azienda per quello che concerne lo stabilimento bergamasco di Bonduelle Italia che sorge a San Paolo d’Argon (il secondo italiano è a Battipaglia). Tutto ha inizio nei campi de La Vallere, azienda agricola degli imprenditori agricoli Marco e Nicola Salera situata a Cividate al Piano (Bg) a meno di venti chilometri dallo stabilimento di San Paolo d’Argon. Un’attività che i fratelli portano avanti da generazioni, che migliorano e innovano anno dopo anno.
La raccolta dell'insalata
«Per noi - ha detto
Marco Salera - è un momento molto importante questo, perché siamo in fase di conversione al bio. A ottobre di quest’anno potremo già coltivare in questa modalità 8 ettari, mentre la conversione totale avverrà entro dicembre 2020. Del resto l’attenzione alla sostenibilità è nel dna della nostra azienda e passa attraverso l’utilizzo attento dell’acqua che proviene da un nostro pozzo artesiano e viene diffusa da irrigatori per aspersione; ma, ancor di più, la nostra attenzione si concretizza nell’utilizzo di macchinari elettrici che intervengono sui campi, in fase di raccolta».
Quando un’azienda lavora davvero in modo “green” lo si percepisce a occhio, lo si sente addosso, lo si “annusa” e si vede negli occhi delle persone che ci lavorano. L’azienda produce 2mila tonnellate di insalata l’anno grazie al lavoro di 20 dipendenti che seminano e raccolgono nelle serre numerate dell’azienda la quale, in questo modo, garantisce la massima tracciabilità del prodotto sin dall’origine.
Dopo la raccolta l'insalata viene "pettinata"
Lattughino, rucola, songino e il “trio freschezza” colorano i filari che animano le serre le quali dispongono di particolari strutture che regolano la quantità di luce del sole, proteggono naturalmente dagli agenti atmosferici più massicci e moderano anche i livelli di evaporazione dell’acqua con obiettivo qualità, freschezza, sostenibilità.
Dentro allo stabilimento Bonduelle
La filiera prosegue in celle fredde dove il raccolto (effettuato tutto l’anno 6 giorni su 7) arriva e viene subito caricato sui camion che sono pronti a dirigersi verso San Paolo d’Argon. Minimo, se non nullo, il tempo trascorso all’aria aperta in un ambiente non protetto o monitorato. Arrivate nello stabilimento Bonduelle le insalate di Cividate vengono immesse nella catena che le porterà nelle buste. Un impianto da 20mila metri quadrati dove 220 dipendenti lavorano dalle 24 alle 19 (le restanti cinque ore sono dedicate alla sanificazione degli strumenti), 6 giorni su 7 per 358 giorni l’anno. Sono 350mila le buste che escono da qui ogni dodici mesi con scarti di prodotto che restano costantemente sotto l’1%.
La fase di lavaggio
Le insalate arrivano, suddivise per tipologia, nelle ceste le quali vengono svuotate con il prodotto che viene immesso su nastri meccanici che, per prima cosa, portano alla fase di lavaggio. Solo acqua (gelida) ripulisce le foglie che vengono poi asciugate tramite centrifughe senza l’utilizzo di aria. Anche in questo caso, qualità, freschezza, sostenibilità sono i tre dogmi. A questo punto le insalate vengono suddivise per quantità e, infine, imbustate. A regime regolare, il tutto avviene in meno di 24 ore, ma l’esperienza vista dal vivo è avvenuta in non più di 5 ore. Se qualcuno può storcere ancora il naso pensando che “imbustate” significa “di minor qualità” viene smentito.
L'ultima fase, le insalate nelle buste
«Bonduelle - ha spiegato l’amministratore delegato di Bonduelle Italia,
Andrea Montagna - è un’azienda familiare che lavora da 150 anni. È giunta alla 7ª generazione e non ha mai perso lo spirito originario. Per quanto riguarda il mercato italiano, Bonduelle si serve di prodotti made in Italy per l’80% del totale; una piccola percentuale proviene dall’estero per evidenti esigenze climatiche e di stagionalità. Quello sul quale puntiamo è sicuramente la freschezza dei nostri prodotti, la massima sostenibilità in tutte le fasi della produzione e, non per ultimo, la sicurezza dei nostri dipendenti. Puntiamo a ridurre a zero il numero degli infortuni nel nostro stabilimento che, già ora, sono ridotti al minimo e tutti di lievissima entità».
Nicola Solera, Andrea Montagna e Marco Solera
Per informazioni
: www.bonduelle.it