Sul rispetto della legge occorrono azioni decise delle istituzioni. Ma non è solo lo Stato che deve darsi una mossa. C’è anche una questione di educazione a livello familiare che deve riguardarci tutti.
Se non fosse per l’ennesimo tragico bilancio di vittime, la vicenda della “Lanterna azzurra” potrebbe essere l’occasione giusta per mettere in regola, una volta per tutte, il mondo delle discoteche e dei vari club, più o meno privati. Il mancato rispetto delle norme di sicurezza, l’evasione fiscale sui biglietti e le consumazioni, il personale in nero, lo spaccio di droga, l’abuso di alcol, i decibel fuori controllo, l’uso di spray urticanti per bravate o rapine e, non ultimo, la diseducazione delle famiglie. Tutto ciò che sembrerebbe essere stato fuori norma nel locale marchigiano è purtroppo il mix che si può trovare in molti degli spazi del cosiddetto popolo della notte, da Torino a Catania. Non c’è località in Italia dove qualche discoteca non sia stata chiusa per aver infranto la legge o non ci siano stati incidenti.
Per carità, non tutti i locali notturni sono fuori regola o operano “borderline”, ma questo è un comparto (foss’anche solo perché si lavora a tarda ora) che spesso finisce nelle cronache nere. Le stragi del sabato sera sono strettamente legate al consumo di alcol e droghe, ma non si possono non collegare alle destinazioni dei poveri sventurati che perdono la vita per abusi e bravate da discoteca.
La corruzione per licenze e permessi è stata spesso chiamata in causa a proposito di questo mondo, dimenticandosi che però a fronte di un qualche funzionario infedele che autorizza o non controlla, ce ne sono altri che dovrebbero dare le garanzie di sicurezza.
Ora non è il caso di mettere tutto insieme e bollare come demoniache le discoteche (c’è già chi dai piani governativi addebita a Satana il dramma del clima mondiale impazzito...), ma oggi più che mai occorre fare una riflessione rispetto alle garanzie di sicurezza che la società deve garantire ai giovani che frequentano le discoteche. Così come si fa per chi va a teatro o allo stadio. La capienza massima di ogni locale deve essere un punto indiscutibile, come pure il controllo affinché non si spacci droga o non si superino limiti accettabili nel consumo di alcol. Sul rispetto della legge occorrono azioni decise delle istituzioni, dal Comune ai Vigili del fuoco, dai Carabinieri alla Finanza.
Ma non è solo lo Stato che deve darsi una mossa. C’è anche una questione di educazione che deve riguardarci tutti. Scoprire che fra i morti di sabato sera c’era una mamma che accompagnava una bambina di 11 anni lascia sconcertati. Al di là del dolore, crediamo che sia legittimo chiedersi se ha senso che una bambina di 11 anni potesse essere presente in un locale notturno all’una di notte. È vero che ci si aspettava il concerto di un idolo dei teenager, ma buon senso imporrebbe che bambini così piccoli, e aggiungiamo pure i minorenni, non frequentino questi ambienti.
E che dire degli spray al peperoncino? Quello della “Lanterna azzurra” non è il primo caso di un uso criminale, ma nessuno vi aveva dato peso. Occorreva che ci scappasse il morto. Anche in questo c’è chi tende a depistare. Polemizzare sulla diffusione di uno strumento di difesa delle donne dalle aggressioni è davvero stupido. Soprattutto se si pensa, con ciò, di fare politica contro Salvini, sostenitore dello spray. Ciò che va condannato e punito con la massima severità è anche in questo caso l’abuso di uno strumento di difesa. La bravata dei ragazzi del liceo cremonese è un segnale pericolosissimo che richiede sanzioni severissime. Ne va dell’incolumità dei nostri ragazzi che magari vogliono solo divertirsi con un po’ di serenità e svagatezza.