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La Doc Gavi festeggia i suoi 40 anni e punta a conquistare il mercato interno

Una produzione che conta 1.500 ettari di terreni, 13 milioni di bottiglie all’anno, e oltre l’80% di export; questi i numeri del Consorzio di tutela del Gavi, che ha festeggiato i 40 anni della Doc, apprezzata nel mondo

 
01 settembre 2014 | 18:30

La Doc Gavi festeggia i suoi 40 anni e punta a conquistare il mercato interno

Una produzione che conta 1.500 ettari di terreni, 13 milioni di bottiglie all’anno, e oltre l’80% di export; questi i numeri del Consorzio di tutela del Gavi, che ha festeggiato i 40 anni della Doc, apprezzata nel mondo

01 settembre 2014 | 18:30
 

Gavi, uno dei vini bianchi simbolo dell'Italia enologica, il “cortese” conosciuto e apprezzato a livello internazionale, ha raggiunto quest'anno un traguardo importante: i 40 anni di Doc. La forza di questo vino ben strutturato e piacevolmente equilibrato è l'aver puntato sulla qualità di un territorio, lungo la provincia di Alessandria, ricco di bellezza, tradizioni e cultura. Si tratta di una produzione che conta 1.500 ettari di terreni, 13 milioni di bottiglie all’anno, l'80% delle quali esportato. Risultati che bissano quelli dell'altro grande vino piemontese, il Barolo, con il quale non a caso è presente in tutto il mondo come simbolo dell'enologia italiana di qualità. Un primato che il Gavi, da tempo passato a Docg, intede peraltro ora riaffermare anche in Italia, facendo la precisa scelta di puntare su un'immagine di eccellenza a fianco della ristorazione.



Valorizzare l’enogastronomia locale, non in maniera esclusiva o isolata, ma evidenziando l’armonia di questa con il paesaggio circostante ed il tessuto sociale, culturale ed economico. Questa la naturale strategia che il Gavi ha adottato negli anni, e lo ha spinto al successo anche oltreconfine. Un modello che a maggior ragione deve ora valere anche per l'Italia.

«Il territorio - sostiene Gian Piero Broglia (nella foto), presidente del Consorzio Tutela del Gavi - è il punto più importante della comunicazione di questo vino; dare il nome del Paese di provenienza anziché il nome del vitigno è già un sintomo di quanto il Gavi sia legato alle proprie origini».

Gian Piero Broglia«Al momento uno degli obiettivi del Consorzio - continua il presidente - è di muoversi sul mercato interno e confermare il Gavi come una delle eccellenze italiane tra i vini bianchi, e tra i protagonisti della migliore ristorazione italiana»; perciò è necessario puntare su un nuovo modello di comunicazione del territorio.

E oper fare questo il Consorzio ha chiamato a raccolta esperti che col tema qualità e Italia hanno ogni giorni a che fare. Da qui un confronto fra le opinioni di uomini di cultura, come Philippe Daverio, Vittorio Sgarbi, Davide Rampello, direttore del “Padiglione Zero” di Expo 2015, Claudio Bocci, direttore di Federculture, e imprenditori come Giovanna Maggioni, direttore generale Upa - Utenti Pubblicità Associati, Maria Sebregondi, vicepresidente di Brand Equity di Moleskine, Daniela Bricola, direttore del Serravalle Designer Outlet, e ancora importanti figure del giornalismo enogastronomico e della produzione vitivinicola d’Italia e di Francia.

Tutti concordi nell'affermare che la forza di ogni prodotto risiede nel suo territorio di origine, e il Consorzio di tutela del Gavi per raggiungere i traguardi che oggi lo rendono uno tra i più qualificati al mondo ha scelto di puntare sui valori di un territorio unico per armonia e tradizione. Una sintesi di cosa fare potrebbe essere fatta utilizzando i suggerimenti di due dei protagonisti del confronto a più voci: Rampello proprone di investire sul territorio come valore di richiamo forte e Davero aggiunge che che occorre restaurare il territorio per farne davvero un elemento di grande valore.

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