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Nitrati e inquinamento delle acque Ispra "scagiona" il settore allevamento

Da uno studio di Ispra è emerso che l'inquinamento da nitrati delle acque dipende in prevalenza da fertilizzanti minerali; la zootecnica è stata erroneamente considerata la principale causa di contaminazione. A fronte di una legislazione ormai datata, occorre definire le azioni necessarie per tutelare il settore

29 gennaio 2015 | 09:57
Nitrati e inquinamento delle acque 
Ispra
Nitrati e inquinamento delle acque 
Ispra

Nitrati e inquinamento delle acque Ispra "scagiona" il settore allevamento

Da uno studio di Ispra è emerso che l'inquinamento da nitrati delle acque dipende in prevalenza da fertilizzanti minerali; la zootecnica è stata erroneamente considerata la principale causa di contaminazione. A fronte di una legislazione ormai datata, occorre definire le azioni necessarie per tutelare il settore

29 gennaio 2015 | 09:57
 

Uno studio finalizzato all’individuazione delle diverse fonti di inquinamento da nitrati nelle acque, realizzato da Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) su incarico del ministero delle Politiche agricole, ha evidenziato la prevalenza della fonte di inquinamento da fertilizzanti minerali rispetto a quella zootecnica, erroneamente considerata sino ad oggi la principale causa della contaminazione da nitrati e la prevalenza delle sorgenti di inquinamento multiple (vale a dire quelle in cui concorrono il settore civile/industriale, i fertilizzanti minerali utilizzati in agricoltura e il settore zootecnico).



Il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina (nella prima foto a sinistra), ha presentato lo studio Ispra in occasione del convegno “La contaminazione da nitrati delle acque: applicazione di un modello isotopico nelle regioni del Bacino del Po, della Pianura Veneta e del Friuli Venezia Giulia” che si è tenuto presso la sede Unicef a Roma.

La metodologia messa a punto da Ispra e i risultati raggiunti consentono l’apertura di un dibattito scientifico, da portare anche a livello comunitario, in modo da affrontare il problema della direttiva nitrati in maniera da incidere sulle reali fonti di inquinamento delle acque.

Maurizio Martina«Sul tema nitrati - ha spiegato il Ministro Martina - stiamo lavorando con una forte collaborazione con il ministero dell’Ambiente e i risultati dello studio dell’Ispra aprono nuove possibilità d’intervento. In questi anni è stato troppo forte il carico di responsabilità addossato all’agricoltura e alla zootecnia rispetto all’inquinamento da nitrati. È ora di riequilibrare. Le analisi dell’Ispra ci aiutano a riconoscere effettivamente meglio le fonti principali da cui partire per gestire la questione sui nitrati e aggiornarla».

«Sulla contaminazione delle acque - conclude Martina - bisogna comprendere che la zootecnia non può essere l’unico settore sulla quale incide pesantemente una direttiva comunitaria risalente a vent’anni fa. L’esigenza di tutelare risorse come acqua e terra è una priorità, così come dobbiamo salvaguardare la produzione agricola. Abbiamo firmato il decreto sugli effluenti, che si aspettava da molti anni, e che ci rende credibili nel dire che in Italia è avviato un percorso per la riduzione dell’impatto ambientale. Il prossimo 10 febbraio riuniremo il tavolo di lavoro con il Ministro Galletti, le Regioni interessate e le organizzazioni per decidere i prossimi step operativi anche in ambito europeo».

Moncalvo: Via libera a revisione zone vulnerabili a nitrati
Lo studio completato dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale scagiona definitivamente l’allevamento e accerta finalmente la responsabilità nell’inquinamento delle acque sotterranee di settori diversi e concorrenti, dai fanghi di depurazione agli scarichi civili.

È quanto afferma la Coldiretti nel commentare i risultati dello studio dell’Ispra, sull'applicazione del nuovo modello di analisi isotopico nelle Regioni del Bacino del Po, della Pianura Veneta e del Friuli Venezia Giulia. Fermo restando la necessità di confermare gli obiettivi e gli strumenti di applicazione della direttiva europea in materia di tutela delle acque dall’inquinamento dallo studio, emerge una rappresentazione diversa da quella storica che assegna alla zootecnia l’unica responsabilità.

Roberto MoncalvoSi sottolinea, a questo riguardo, come il contributo dell’allevamento non sia superiore mai ad un terzo del totale complessivo dell’inquinamento accertato attraverso un piano di monitoraggio diffuso nelle regioni ad alta vocazione. «Rispetto alle scelte strategiche di valorizzazione del settore che la nuova riforma della Politica agricola comune richiede - ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo (nella foto accanto) - si tratta, allora, di affrettare l’istruttoria diretta alla revisione del perimetro delle zone vulnerabili a tutela delle migliori produzioni dell’autentico Made in Italy».

«Ciascun settore - sottolinea Moncalvo - dovrà farsi carico della propria responsabilità ma sarebbe irresponsabile continuare a chiedere soltanto alla zootecnia di addossarsi oneri e vincoli che dipendono da attività diverse. L’operazione verità voluta dalla Coldiretti per salvare i salumi e i formaggi Made in Italy viene finalmente confortata da risultati scientifici che abbiamo per anni richiesto. Occorre dare atto della compattezza del Governo che attraverso i ministri dell’Agricoltura e dell’Ambiente hanno posto le condizioni per rimuovere i vincoli ingiusti che hanno fino ad ora colpito la zootecnia italiana».

Confagricoltura: Si proceda alla riperimetrazione delle zone vulnerabili
«Finalmente - ha commentato il vicepresidente di Confagricoltura Ezio Veggia (nella foto in basso a sinistra) che ha partecipato al seminario illustrativo - è stato presentato lo studio di Ispra previsto dall’accordo Stato-Regioni del 5 maggio 2011, sulla contaminazione dei nitrati delle acque e sulle diverse sorgenti di contaminazione. Dai dati forniti si ricava che l’apporto della zootecnica è sicuramente più limitato rispetto a quanto finora considerato e non è mai significativamente prevalente rispetto alle altre fonti interessate».

Nel sottolineare l’importanza del lavoro svolto fino ad ora dai ministri dell’Agricoltura Martina e dell’Ambiente Galletti e dalle Regioni, attraverso iniziative concertate e coordinate, il vicepresidente di Confagricoltura ha auspicato che al “Tavolo Nitrati” del 10 febbraio si possano definire «le ulteriori azioni necessarie per dare risposte puntuali al settore zootecnico». Difatti, è sempre più necessario intervenire, ed occorre farlo tempestivamente, se non si vuole continuare ad assistere ad un forte ridimensionamento di un settore che contribuisce alla maggior parte delle produzioni di qualità italiane.

Ezio VeggiaAd avviso di Confagricoltura l’evoluzione della normativa comunitaria sulla tutela delle acque e sulla prevenzione dell’inquinamento atmosferico, a fronte di una legislazione sui nitrati oramai datata, impone un approccio integrato degli interventi che, nel rispetto della tutela dell’ambiente, non ostacoli lo sviluppo della zootecnica italiana e non limiti la sua competitività nel contesto internazionale, con le conseguenti pesanti ripercussioni negative riguardo alla produzione agricola, all’occupazione ed alla tutela del territorio.

«In tale contesto - ha posto in evidenza Veggia - occorre procedere ad una rapida pubblicazione del decreto effluenti che definisce una semplificazione degli adempimenti ed una maggiore flessibilità nei periodi di utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici e che fornisce un quadro normativo certo sull’utilizzazione agronomica del digestato».

«Il digestato insieme agli effluenti zootecnici - ha poi ricordato il rappresentante di Confagricoltura - contribuisce al ripristino della sostanza organica dei suoli e dà la possibilità di diminuire l’utilizzo dei fertilizzanti chimici, fornendo risposte ad alcune criticità evidenziate dallo studio Ispra». Il vicepresidente di Confagricoltura ha infine sollecitato che, «in relazione alla vicina scadenza fissata per le Regioni per la definizione dei nuovi programmi di azione, si proceda, nelle aree in cui i dati dell’Ispra hanno evidenziato un limitato peso della zootecnica alla contaminazione dai nitrati, alla riperimetrazione delle zone vulnerabili».

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